La teoria di Bendandi
“La natura coi suoi profondi insegnamenti, mi additò che nulla, assolutamente nulla, avviene a caso nell’universo”.
Partendo dalla serie antica, iniziata dal Mouton nel 1661 sino a quella moderna del Raggio, Bendandi potè avere la conferma che, allorché si erano verificati gli allineamenti dei pianeti Venere, Giove e Terra col Sole e la Luna, si erano avuti fenomeni sismici di intensità diversa in rapporto alla natura del suolo.
Con metodo scientifico compilò innumerevoli parallelogrammi ed ottenne la conferma che, conoscendo a priori la posizione degli astri, era in grado di prevedere i terremoti.
Bendandi basa il suo studio partendo dalle maree: se l’attrazione della luna riesce a sollevare l’immensità degli oceani, a maggior ragione le forze gravitazionali di più astri, disposti in particolari condizioni lineari, possono agire sulla crosta terrestre, specialmente nei punti più deboli, provocando fratture e spostamenti di faglie che determinano, così, i movimenti tellurici.
Non solo, ma il fenomeno sismico si verifica talvolta senza essere avvertito dalle persone, come accade in alcune parti del nostro territorio ed in particolare nella valle Padana.
Queste manifestazioni di abbassamento e di sollevamento della crosta terrestre Bendandi le aveva segnalate ancor prima che il naturalista Arturo Issel le verificasse e le chiamasse “bradisismi”.
Né dalla forza di attrazione è immune il Sole: esso è soggetto ad una attività ciclica undecennale che si manifesta attraverso le “macchie solari”, che sono quelle zone di ombra che si formano alla base delle immense fiammate o zampilli verticali che sono provocati da forze attrattive.
Io dalle svariate e multiformi manifestazioni della natura appresi una verità che mi spronò e mi sorresse nell’ardua impresa.