Biografia
“La dolce ma irresistibile forza dell’attrazione […] doveva col flusso e riflusso, offrirmi il filo conduttore che mi ha portato alla luce”.
Raffaele Bendandi nasce il 17 ottobre 1893 a Faenza, in una famiglia di umili origini. A dieci anni è già interessato a materie come l’astronomia e la geofisica, ma non potendo permettersi gli studi superiori, dopo le scuole elementari, segue un corso di specializzazione in disegno tecnico.
Mentre segue gli studi alla scuola di disegno “Tommaso Minardi” di Faenza, fa l’apprendista presso un orologiaio, ma per la sua competenza viene presto licenziato. Unendo le tecniche acquisite dall’orologiaio e dalla scuola di disegno s’inventa un mestiere: il giocattolaio. Per mantenersi, infatti, Raffaele Bendandi fabbrica giocattoli in legno per una ditta di Faenza: questo lavoro, indispensabile per la sopravvivenza quotidiana, gli permette di ritagliarsi il tempo necessario per studiare, creare i suoi strumenti, mantenerli funzionanti e sempre aggiornati.
In seguito al terremoto di Messina del 28 dicembre 1908 (7,2 gradi della scala Richter), si appassiona, a livello amatoriale, allo studio dei terremoti, tanto da formulare una propria teoria personale, detta “bendandiana”.
Bendandi è quindi un autodidatta: nel 1920 entra a far parte della Società Sismologica Italiana e nel 1924 Vittorio Emanuele III Re d’Italia gli conferisce la nomina di Cavaliere.
Oltre a creare giocattoli in legno costruisce sismografi. Riesce a vendere alcuni dei suoi modelli anche negli Stati Uniti. Nella sua casa-osservatorio raccoglie migliaia di volumi, acquistati o ricevuti in dono da studiosi, per una biblioteca personale che testimonia la sua voglia di conoscere e di completare quel vuoto dato dall’aver abbandonato gli studi.
Nel 1928 Bendandi suppone l’esistenza di altri quattro pianeti oltre Nettuno sulla base dei suoi studi dell’attività sismica, ai quali diede i nomi di Rex, Dux, Roma e Italia. Non vengono mai fornite prove oggettive della reale esistenza di tali ipotetici pianeti.
Sulla base della sua ipotesi, Bendandi ha predetto anche il terremoto di Bologna nel 1929; nell’occasione afferma di aver cercato di avvisare il prefetto della città stessa che, a suo dire, non gli credette, ma è poi visto dormire con la famiglia e la servitù in un vagone letto fermo in stazione.
Nel 1931 Bendandi affida alla Pontificia Accademia delle Scienze e all’Accademia dei Nuovi Lincei due plichi che, a suo dire, contengono l’esposizione del metodo da lui scoperto per interpretare il ciclo undecennale del Sole e per prevedere i terremoti. Nello stesso anno pubblica un primo libro intitolato Un principio fondamentale dell’Universo, in cui descrive le sue tesi sulla genesi del ciclo undecennale del nostro astro.
Nel 1959 Bendandi sostiene di aver scoperto un nuovo pianeta all’interno del sistema solare tra Mercurio e il Sole, cui dà il nome della sua città natale, Faenza. Anche di tale presunto pianeta non esiste prova oggettiva.
Raffaele Bendandi muore l’1 novembre 1979 a Faenza.
E dopo anni ed anni di studi, di dubbi, di esperimenti, di prove riuscite […] fui finalmente abbagliato dalla indefettibile luce della verità.